Rosso, azzurro e marrone. L’antico popolo utilizzava le diverse tonalità cromatiche in base al significato associato.

Fin dall’antichità ai colori sono stati associati stati d’animo, emozioni e significati esoterici che ne rispecchiavano l’essenza più profonda.

Simbolismo che, nel corso dei secoli, ne ha influenzato la sua applicazione, condizionandone l’utilizzo.

Proprio come oggi, anche nel passato, le civiltà, a seconda delle epoche, privilegiavano alcune tonalità a discapito di altre.

Anche tra gli Etruschi, furono attuate alcune variazioni cromatiche che, seguendo in parte le mode del momento, non tralasciavano mai l’aspetto emblematico.

Nella loro fase inziale, infatti, prediligevano il rosso, il giallo e il marrone, per poi aggiungere, nella seconda metà del VI secolo, l’azzurro, il verde e il bianco. Combinazioni che, mescolando le diverse tinte, permettevano di creare nuove sfumature e diverse nuance. Abbinamenti che non si basavano soltanto su un fattore puramente estetico. Infatti, per i Rasenna esisteva una corrispondenza tra i colori e la dimensione magica e rituale che ha caratterizzato la loro cultura .

i toni brillanti evocavano la vivacità e il dinamismo della vita terrena. Il bianco, invece, collegato all’immagine di luce, espressione dell’eternità, coinvolgeva l’ambito funerario ed era presente nel rito mortuario.

Ricavati da pietre e minerali naturali, le diverse gradazioni rappresentavano un vero e proprio linguaggio non verbale.

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